Inter-Napoli, Osimhen rischia la tribuna!

IL MATTINO – Inter-Napoli, Osimhen rischia la tribuna!. Quattro punti. Solo quattro punti. La parola d’ordine è: crederci. Perché la qualificazione Champions passa per il quinto posto che è ancora a portata di mano. Nonostante una squadra che da tempo appare evaporata e disanimata. E molto spesso sembra non esserci più. Una Champions che per adesso è nella mani della Roma. Sì, la missione è possibile, anche per gli acrobati dell’ottimismo, anche se stasera c’è da affrontare l’Inter, in una notte che ha il sapore amaro del passaggio di consegne. «Credeteci», dice Calzona alla squadra. Parla poco, pochissimo.

Parla proprio quando deve. Come ieri mattina. Non è la favella il suo forte, non passerà alla storia per i suoi discorsi, Ciccio. Ma per la sostanza del suo lavoro. È evidente che i numeri non trafiggono le ambizioni del club e della squadra. De Laurentiis promette un altro super premio in caso di ritorno in Champions, oltre ai bonus personali che tutti hanno nei contratti. E allora ecco quel «credeteci», che Ciccio ripete come un’ossessione. E poco importa se stasera il Napoli va all’assalto della prima delle dieci finali senza la sua stella, Osimhen. Convocato ma alle prese con dei guai fisici. I soliti. Dunque, destinato alla panchina, se non addirittura alla tribuna.

Al primo infortunio muscolare, ai tempi del Wolfsburg, il medico profetizzò: «Il ragazzo soffrirà, perché da piccolo non mangiava abbastanza». Una maledizione. Ecco il vero trauma, che è sempre il primo: un bambino che corre per le vie di Lagos, senza scarpe da pallone. E sempre con la fame addosso. L’antica fame dentro il muscolo possente. E pure questa volta Osimhen si ferma: non sta bene, forse già a Barcellona ha accusato i primi fastidi ma ha fatto finta di nulla. Si ferma di nuovo, nonostante un timido tentativo lo abbia fatto ieri mattina nel centro tecnico: qualche scatto da solo, poi persino qualche minuto con la squadra.

Calzona ha provato a interrogarlo, Osimhen parla poco, risponde con monosillabi, non ha molta voglia di aprirsi con questo nuovo tecnico. Vede il finale della sua storia a Napoli vicino, sembra avercela con tutti, ma forse è solo il ricordo di quella vita trascorsa a scattare contro le insidie, provando una finta. Ciccio pensa di non rischiarlo questa sera contro l’Inter, non si perdonerebbe mai, lui che i problemi li deve risolvere e non creare, di mandarlo al tappetto. È riuscito a portarlo in ritiro (non vi riuscì Mazzarri prima del match con il Genoa) ma sarà già un grande successo trascinarlo in panchina. Poi, chiaro, in 24 ore tutto è possibile.

La verità è che rischia persino di andare in tribuna, perché il timore che tutti hanno è che il muscolo possa lesionarsi, l’affaticamento tramutarsi in uno stiramento al solito adduttore e la stagione finire con due mesi e mezzo d’anticipo. Osimhen è un patrimonio della società, la sua pepita d’oro: Calzona, conferma o addio, è un aziendalista nell’animo e quindi si prenderà cura di Victor. Il vero dilemma è un altro: se partirà o meno per la Nigeria, per raggiungere la sua nazionale impegnata in due amichevoli con il Ghana e con il Mali.

Il Napoli non vuole farlo partire e lo staff medico della nazionale nigeriana è in contatto con il dottor Canonico per capire l’entità dello stop. Pochi dubbi su chi giocherà al posto di Osimhen: toccherà a Jack Raspadori. Non solo perché il piccolo bomber emiliano è uno dei punti di forza del Napoli del futuro, ma anche perché Simeone ormai da poca affidabilità allo stesso Calzona che, in queste settimane, ha più volte sollecitato l’argentino ma senza trovare risposte.

Il Cholito è in una fase particolarmente critica: almeno al momento è scivolato fuori, il ct della Slovacchia ha provato a parlargli per comprendere quali sono i suoi disagi ma ha percepito che non sia nelle migliori condizioni mentali. Motivo per cui toccherà a Jack, per la gioia di Spalletti che è alla disperata ricerca di buone notizie provenienti dai bomber italiani: Raspadori è in piena involuzione. Garcia lo ha fatto giocare ovunque, pur di sistemarlo tra i titolari ogni volta, con Mazzarri è caduto nel baratro. Poi il gol alla Juventus che è stato voluto e studiato a tavolino.

E adesso la grande occasione di San Siro, con il 4-3-3 di Calzona che dovrebbe ruotare tutto attorno a lui. Con Politano e Kvara agli esterni. Oggi, dopo la prova deludente con il Barcellona, in casa dell’Inter, il georgiano ha la possibilità di un riscatto parziale. «A Napoli sono felice, è un club mondiale. Mi paragonano a Maradona che è il dio del Napoli. Naturalmente sono incredibilmente orgoglioso che i tifosi mi chiamino “Kvaradona”, significa molto per me». Stasera ha la possibilità di dimostrare di meritarselo quel soprannome.

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