Bastano quattordici minuti di Napoli vero, quello che si è cucito il tricolore sul petto. Inizia tutto quando Calzona, al nono della ripresa, inserisce Politano e ristabilisce interamente l’undici che ha vinto lo scudetto, “sporcato” nella formazione iniziale solo da Ngonge. Da quel momento è come se la squadra si riconoscesse: il Napoli ha ritrovato magicamente le connessioni e la capacità di creare bellezza.
I quattro gol che ribaltano il Monza sono infatti meravigliosi per motivi diversi. Comincia Osimhen, forse la rete più bella, per la maestosità leonina con cui il nigeriano si issa sulla testa di Izzo a 223 centimetri di altezza per scaricare in rete di testa – e di rabbia – l’importantissimo gol del pareggio.
Dopo appena due minuti proprio Politano viene posseduto dallo spirito di Zidane e gira in porta con il sinistro al volo verso l’incrocio il sorpasso. Poi Zielinski, e sono passati quattro minuti dall’uno-due, rianima il proprio spirito perduto piazzando il sinistro nel sette. Colpani si è dimostrato all’altezza dello spettacolo con un sinistro che ha provato a riaprire la partita chiusa invece in fretta dal poker di Raspadori, “contagiato” dal Napoli tricolore ritrovato: tap-in facile, ma in coda a un’azione rapida e verticale con l’incursione al tiro di capitan Di Lorenzo.
Una rovesciata tentata da Osi e una ruleta di Olivera hanno ribadito lo spirito divertito del Napoli nel- la ripresa di Monza.
Lo show ha trasformato in un boato i fischi che avevano accompagnato il Napoli negli spogliatoi all’intervallo. Gran parte dei 2.500 tifosi azzurri hanno popolato il settore ospiti solo dopo un quarto d’ora di sciopero entrando in scena con tempismo teatrale – che ai napoletani non ha mai difettato – quando la squadra era già sotto per 1-0: fuga dell’ex Zerbin a sinistra e cross per la puntuale capocciata di Djuric in anticipo su Juan Jesus. Cori e striscioni poco amichevoli hanno trovato forza nella mollezza del Napoli del primo tempo.
Tanto possesso ma poco equilibrio contro un Monza che Palladino ha riproposto nella versione 3-4-2-1, dopo le escursioni delle ultime settimane con la difesa a 4. Ordinati nella protezione del vantaggio, i brianzoli hanno trovato corse lungo la fascia destra su un sentiero che il Napoli ha faticato a intercettare: da Di Gregorio a Birindelli, palla sopra per Colpani alle spalle di Olivera e campo libero. Da lì è arrivata an- che la chance del raddoppio, con Maldini – dentro al 27’ per l’infor- tunato Mota Carvalho – stoppato al tiro.
E il Napoli? Disordinato, nelle scelte e nei posizionamenti, con Zielinski, Anguissa, Kvara vaganti in cerca di ispirazioni in zone insolite del campo e incapaci di un pressing efficace sulle uscite biancorosse. In area Mon- za solo un paio di mischie – Di Lorenzo spreca -, qualche guizzo di Ngonge, con un rigore reclamato per “arpionata” di Zerbin, un destro di Kvara fermato dalla mano di Di Gregorio.
Cambi L’undici tricolore ha cambiato tutto. “Aiutato” dal Monza. Nello stesso slot dell’ingresso di Politano, infatti, Palladino ha tolto Akpa Akpro, ammonito, e Zerbin per inserire Bondo e Ciurria. La mediana, già priva del cervello Pessina (squalificato), si è sfaldata, la fascia sinistra è stata presa d’assalto. E non è più bastato andare a cercare la testa di Djuric.
L’arrivo del centravanti bosniaco ha aggiunto una risorsa, anche difensivamente, ma sta anche diventando l’unica. Il Monza infatti era capace di risalire il campo palleggiando e cacciando spazi, ora si affida troppo spesso al lancio appoggiandosi sui centimetri del centravanti.
Ma così la squadra è costretta a tante corse lunghe, finendo per rintanarsi sempre più indietro. Il lampo di Colpani, sinistro a giro leggermente deviato da Juan Jesus, è stato l’unico vero tentativo della ripresa.
Nel frattempo il Napoli aveva già messo le mani sulla partita. La prodezza di Osimhen ha svegliato le conoscenze della squadra. Combinazioni a tre sulla fascia – soprattutto destra con Di Lorenzo, Anguissa e Politano, non a caso protagonisti in tutti i gol – e brillantezza individuale. Dei gol di Zielinski e Raspadori si è detto, ma pure Cajuste ha mostrato un po’ delle sue qualità. Non è mai troppo tardi: Calzona può inseguire ancora un posto in Europa. Per il Monza invece forse campionato e possibili ambizioni si sono chiuse qui. (Corriere dello Sport)